In this long tour in the Alps we reach the Monte Canino, in the mind of persons very old for a famous song of the
on troops trains that led them to the Front in 1915-18. As if they were transported to another planet, far away from their land and families. The ends of the world, perhaps never to return. Down there where the Alps, now "tired" bend to the North going to die in the sea. An extreme edge of ground Italian, defended sacrifice and heroism, now so distant in time to appear as incomprehensible to the present generation. The end of a long journey on the Alps once coveted also by the Greats (
"Le Mie Montagne") by Walter Bonatti, Zanichelli Edit. 1961) Mountaineers; they also had to do the same thanks to the logistical and economic support made available by the Italian Army. A rare and unique opportunity to learn about the Alps, because then money to spend there were not easily and this was the only way to visit Italy and, for lovers of the Mountain, know the Alps. For both "Dolomites Climbers" that, starting from the Three Peaks, wanted to know the glaciers of Mont Blanc, both for the "Westerners" who wanted to go climbing on vertical Northern Walls of the Three Cime also "Drei Zinnen", the Civetta and the Southern Faces of the Marmolada or Tofana Rozès. An old controversy that opposed them on the supremacy of the
, which no longer has any meaning.
, completely diverting interests, now almost exclusively aimed at them. But for many boys this was and still is a great starting point, a springboard to more distant Adventures, once unreachable and unimaginable.
Lentamente verso Oriente fino al Monte Canino oppure Kanin. In questo lungo tour nelle Alpi si raggiunge il Monte Canino, nella mente di persione molto anziane per una celebre canzone degli
Alpini sulle tradotte che li conducevano al Fronte nel 1915-18. Come se fossero trasportati in altro pianeta, lontano dalle loro terre e dalle famiglie. In capo al Mondo, magari per non più ritornare. Laggiù dove le Alpi, ormai
"stanche" piegano a Settentrione andando a morir nel mare. Un lembo estremo di terra italiana, difeso con sacrifici ed eroismi, ormai così lontani nel tempo da apparir come incomprensibili alle attuali generazioni. Il termine d'una lunga traversata sull'arco alpino una volta molto ambita anche dai Grandi (
vedi "Le Mie Montagne" di Walter Bonatti, Edizione Zanichelli 1961) Alpinisti; anche loro avevano dovuto effettuare la stessa grazie all'appoggio logistico ed economico messo a disposizione dall'Esercito Italiano. Una occasione più unica che rara per conoscer le Alpi, anche perché allora
"sghei" da spender facilmente non ce n'erano e questa era l'unica maniera di visitar l'Italia e, per gli amanti della Montagna, conoscer le Alpi. Sia per i
"Dolomitisti" che, partendo dalle Tre Cime di Lavaredo, volevano conoscere i ghiacciai del Monte Bianco, sia per gli
"Occidentalisti" che volevano andare ad arrampicare sulle verticali Pareti Nord delle Tre Cime o "Drei Zinnen", del Civetta e sulle Meridionali della Marmolada o della Tofana di Rozès. Un'antica polemica che li contrapponeva sulla supremazia dell'
"Arte Arrampicatoria", che oggi non ha più senso alcuno.
L'Himalaya, il Karakorùm e la Patagonia han messo a tacere tutti, dirottando completamente gli interessi, ormai quasi esclusivamente rivolti a loro. Ma per molti ragazzi questo é stato e lo é tuttora un ottimo punto di inizio, un trampolino di lancio verso più lontane Avventure, una volta non raggiungibili e neppur immaginabili.
Cima Grande of Lavaredo, by self-timer
From "Mountain Diary 1964-69" by Ilario Antonio Garzotto
1968CAMPAING since GENUARY 25th until SEPTEMBER 13th, 1968
Torre Grande di Averau, Torri del Sella and Laghi d'Olbe Chapel & RefugeCelso Gilberti Refuge (1850 m) winter military gear with back very fast because of the heavy rain, really strong: "La "Naja" mi ha portato in Friuli, all'8° Alpini. Così comincio un pò a conoscere queste zone così lontane dalla "mia" Valle. Il Gilberti é la meta di una marcia della 76a CP. del BTG "Cividale". E' stata, devo ammetterlo, una delle pochissime marce che mi abbiano divertito (grazie anche al Cap.no Merlati che non ci ha fatto "trovar lungo"). Giornata bella, ma freddo intenso."; January 25th, 1968.
Guglia De Amicis: "Via Dulfer":
"Solero Ninetto, Cefis A., Garzotto I. Partiamo da Sappada (dove l'8° mi ha inviato per dirigere il Corso Esploratori di Brigata) Alle 11.15 siamo a Misurina. Alle 12.00, dopo brevi preparativi, siamo all'attacco della Guglia. Il primo tiro di corda é poco impegnativo: procediamo su una cengia che conduce dalla Parete N. alla Est (3°). Ci innalziamo poi per la via aperta da Dulfer. Dopo 1om. però Augusto rinuncia: per calarlo perdiamo 45 minuti (12.15 - 13.00). Una placca esposta e verticale é il primo ostacolo (4°). Ne segue un altro costituito da una breve traversata verso il centro della parete e da un'altra paretina con piccoli appigli (4°). Siamo così sulla cengia che sostiene il cocuzzolo terminale. Superiamo un passaggio di 5° (piccolo tetto) e poi, per crestina facile ed aerea, siamo in vetta (14.30). La discesa sul lato O. é veloce e giungiamo presto sul ghiaione. La salita é stata resa difficile da un freddo notevole (rendeva insensibili le mani in breve tempo, non consentendo l'uso di piccoli appigli). inoltre cadeva anche un leggero nevischio. Era questa la prima volta che salivo una guglia dolomitica e, il farlo da capo-cordata, mi ha dato molta gioia."; May 01.
I° ("Camini Via") and II° Torre del Sella through "Crack/Chimney" (2533 m; 2597 m) and traverse to Torre Grande di Averau (2350 m), by the Chimney of South Face; with gorgeous weather and for then "discovering" in descent true Way: "Alp. Carpani C., STen. Garzotto I. Fuggiamo da Sappada alle 5.30. Nonostante le frequenti fermate, giungiamo al Passo Sella alle 9.00 (superando il Falzarego ed il Pordoi). Ci cambiamo (io ho viaggiato in diagonale) e alle 9.15 c'incamminiamo verso la 1a Torre di Sella. Superiamo un tratto di sentiero e siamo all'attacco. Nonostante un errore iniziale alle 10.15 siamo in Vetta (per la "Via dei Camini"). Dopo breve sosta ripartiamo diretti alla 2a Torre. Saliamo per una spaccatura - camino molto divertente e alle 11.00 siamo in Vetta (11.00). Ci riposiamo poi andiamo alla forcella che porta alla 3a Torre (12.00). Rinunciamo però a proseguire, perché dovremmo scendere un tratto strapiombante e ghiacciato di 50 m. e la corda per la doppia non é sufficiente. Inoltre nel canalone cadono in continuazione slavine e sassi. Così torniamo alla macchina verso il Falzarego (14.30). Comperati i viveri, torniamo verso il Falzarego. Da poco sotto questo passo iniziamo l'avvicinamento alle Torri di Averau. Vogliamo salire la Grande. Però non sappiamo dove inizi la Via Normale. Attacchiamo così il lato Sud. Superiamo un camino (3°-) che porta, attraverso un cunicolo, ad un grande ballatoio. Di qui proseguiamo su un tratto difficile (4°- 2 chiodi già infissi). Traversiamo su corde fisse, superiamo un lungo camino ghiacciato e siamo in Vetta. Scopriamo poi scendendo dove passa la Normale. Alle 21.20 siamo a Sappada. Tempo splendido."; May 24th, 1968.
Olbe Lochs Refuge (2164 m), military gear with rapid return because the pouring rain: "Corso Esploratori 1°/C/68. Si é trattato di una marcia. Dalla Caserma "Fasil" partiamo alle 6.00. alle 9.00 siamo già alla meta, ai piedi della bella Cresta del Ferro. Il ritorno é velocissimo, poiché piove a dirotto."; June 04th, 1968.
Cima Grande di Lavaredo and OthersCima Grande di Lavaredo (2998 m), by Southeast Crest and South Face: "Alp. Carpani C., STen. Garzotto I. Alle 12.15 siamo al Rifugio Auronzo, dove, circondati dalla nebbia e sotto la pioggia, ci cambiamo per iniziare l'avvicinamento (che dura un'ora: 12.30 - 13.30). Arrivati alla forcella tra le Cime Piccola e Grande ci leghiamo e (13.30) iniziamo a salire un facile tratto. Indi un canalone di ghiaccio e una lunga fascia di rocce friabili e bagnate ci impegnano un poco. Traversiamo poi verso la vera parete Sud (finora eravamo saliti per il Crestone S-E). Poi per facili cenge e sfasciumi procediamo "in conserva". Ora inizia una bufera di neve. Uno speroncino, un camino difficile per l'acqua e il ghiaccio, un tratto di rocce esposte e bagnate sono gli ultimi ostacoli. Sotto uno strapiombo, riparato dal bento e dalla neve "facciamo su" la corda. Poi cenge e rocce friabili. Saliamo l'ultimo tratto. Alle 16.00 siamo in Vetta. Dopo breve sosta scendiamo (per la lunga e complicata via di salita, ricca, per fortuna, di segnali e omini di pietra). Circondati da una fitta nebbia. Alle 19.00, in forcella, ci sleghiamo. Alle 19.45 partiamo dal rifugio. Siamo a Sappada alle 21.15."; June 08th, 1968.
Antonio Berti Refuge ( m), with front Groups of Popera, Cima Undici, Croda Rossa: "108a CP. BTG. "L'Aquila". Siamo al Campo Estivo. Sotto una leggera pioggia andiamo da Selva Piana al rifugio in 45 minuti. Davanti a noi sono i Gruppi del Popera, Cima Undici, Croda Rossa. Inoltre si vede bene il Passo della Sentinella.";
June 15th, 1968.
San Marco and Pietro Galassi Shelters (m. ), adventurous ride in the rain: "Cap.no Bagna, STen. Garzotto. Vi passiamo, per sbaglio, recandoci al Rif. Galassi. Alle 24.00 ce lo troviamo davanti senza sapere di cosa si tratti. Al Galassi giungeremo alle 2.15 del 20 Giugno, sotto la pioggia.";
June 19th, 1968.
Monte Antelao, P. Cosi Bivouac, Marmolada Punta di RoccaMonte Antelao (3.263m): N-NW Ridge (First ascent in this season):
"Il mattino dovevamo andare in ricognizione sull'Antelao, ma nebbia, neve, bufera e sonno (siamo andati a dormire alle 3.00 di mattina) ce lo avevano impedito. Nel pomeriggio però il tempo si mette al bello, così, dopo aver cacciato e catturato un agnello, decidiamo di partire. Alle 14.15 ci incamminiamo. Saliamo per un sentierino, un nevaio molto ripido e siamo alle prime facili rocce (16.00). Le superiamo e proseguiamo poi fino in Vetta per la Cresta N-NO. Le uniche difficoltà sono rappresentate dalla neve abbondante e dal tratto che va dall'Antecima alla Cima (tratto formato da una finissima cresta e da uno scivolo di neve). In vetta sostiamo dalle 18.45 alle 19.00. Alle 20.40 siamo al Galassi. E' stata la prima ascensione stagionale all'Antelao."; June 21th, 1968.
Piero Cosi Bivouac and Antelao Antesummit, equipping the way for the troops of "Alpini" and waiving the Summit due to bad weather: "119a CP BTG L'Aquila. Ripetiamo l'itinerario del 21 Giugno, soltanto che stavolta saliamo con tutta una Compagnia Mortai. Dobbiamo attrezzare più punti. La fatica é notevole. Al Bivacco Cosi, in corrispondenza dell'Antecima dell'Antelao, ci fermiamo: torniamo indietro perché il tempo cambia. Lungo é il lavoro per disattrezzare la via."; June 22th, 1968.
Marmolada Punta di Rocca (3.309m), by Normal Via with more direct route on glacier towards the small rocks in terminal part: "Il ghiacciaio é bello e facile. La giornata é magnifica. La neve é molle e si sprofonda abbastanza. Saliamo per una via più diretta di quella solita. Arrampichiamo sulle roccette che formano la Vetta e, alle 11.15, la Vetta é raggiunta. Scattiamo alcune foto. Alla base delle rocce consumiamo un frugale pasto. In 45 minuti siamo di nuovo al rifugio."; June 25th, 1968.
Marmolada Punta di Rocca (3.309m), by Normal (repetition): "Andiamo a piedi fino al rifugio. Di qui, seguendo l'itinerario del giorno precedente, saliamo di nuovo alla Pta di Rocca. Attrezziamo per la Compagnia l'ultimo tratto. Ci visita il Colonnello Nerio Bianchi. Prima di Mezzogiorno, disattrezzata la via, scendiamo."; June 26th, 1968.
Pizzo Collina (2.691m), by Normal from Marinelli Refuge in Bos Valley: "Alle 5.30 partiamo verso il Rif. Marinelli (7.30). Di qui, traversando un vallone ampio, raggiungiamo il sentiero di guerra che sale al Pizzo Collina. In realtà non é un'ascensione che stiamo facendo, ma una ricognizione per la "Manovra del Marinelli". Siamo già da quattro giorni a Plan di Val di Bos per questa manovra, e ogni giorno abbiamo dovuto venire fino alle pendici di questo benedetto Pizzo Collina (1500 metri di dislivello al giorno). Oggi però non ci fermiamo sulle pendici, ma, un passo dopo l'altro, nonostante la neve caduta e la pioggia che ci tiene compagnia, alle 12.05 siamo sulla Vetta. Scendiamo subito, poiché fa freddo e siamo tutti bagnati. Inutile é parlare di panorami ... Andiamo a dormire prestissimo: domani il Pizzo ci attende di nuovo."; July 22th, 1968.
Pizzo Collina (2.691m), by Normal Route with repetition of the route of the previous day, always for the "Operation of Marinelli": " ...il Pizzo ci attende di nuovo."; July 23th.
Refuge Guido Corsi & Cima del Vallone, Cime Castrein and Campanile di VillacoRefuge Guido Corsi with bad weather towards Forcella del Vallone, Bivouac C.AI. Gorizia (1950m), Cima del Vallone (2368m): "Alp. Cavaciutti, Santandrea, Crivelli, Petrucci, Salvatori, Capno Falcone, STen. Garzotto. Ci troviamo al Rif. Corsi per il 17° Corso Alpinistico di Brigata. Il 9° Gruppo, cui io appartengo come Aiuto-Istruttore, deve salire, dato il tempo incerto, alla Forcella del Vallone. Grazie alle mie insistenze, però, oltre che in Forcella, ci rechiamo anche al Biv. C.A.I. di Gorizia (da dove non vediamo, purtroppo, nulla!) e sulla Cima del Vallone (facile arrampicata su sfasciumi). Purtroppo nebbia e pioggia ci tengono compagnia.";
August 30th, 1968.
Cime Castrein (2.502m), by Normal Route from
C.AI. Gorizia Bivouac and through the
Lavinal dell'Orso Collar (2.158m) towards
Mosé Collar (2.271m). Unfortunately drizzling and from the Summit did not enjoy any show:
"E' Domenica. Nel pomeriggio, non sapendo che fare, Adolf ed io, di soppiatto, andiamo a farci un giretto. Ci rechiamo alla Forcella Lavinal dell'Orso (2138). Di qui risaliamo i pendii che portano alle Cime Castrein. Purtroppo pioviggina e dalla Vetta non si gode alcuno spettacolo. Scendiamo poi alla Forcella Mosé (m. 2.271) e di qui al Campo Base. Per fare il lungo giro abbiamo impiegato 3 h e 30 minuti."; September 01th, 1968.
Jôf Fuàrt (2.666m), by Direct Via on South Wall: "Quando partiamo dal Rif. Corsi il soleé splendente: non c'é una nuvola in cielo. Superiamo il sentiero che porta all'attacco. Facciamo gli opportuni preparativi e poi iniziamo a salire. La salita non é difficile: al massimo sarà di 3°. Siamo a metà della prima fascia di rocce, quando incomincia a piovere a dirotto. Ormai siamo tutti bagnati e, raggiunta la "Cengia degli Dei", invece di tornare (essa é una ottima scappatoia) continuiamo a salire. Le rocce che ci separano dalla Vetta ci impegnano soltanto perché sono bagnate. E' piacevole però posare le mani su di esse, poiché i numerosi rigagnoli penetrano, attraverso le maniche, lungo tutto il corpo, uscendo dalle scarpe. In vetta scattiamo alcune foto, poi scendiamo di corsa, non vedendo l'ora di metterci abiti asciutti."; September 04th, 1968.
Ago di Villaco, Torre della Madre dei Camosci, Innominata and Cima di RiofreddoAgo di Villaco (2.050m), by South Edge through a short and easy but exposed climbing and comforted by beautiful weather: "Ten. Bonvicini Italo, STen. Garzotto I. Dato che il tempo é bello decidiamo di fare questa divertente ascensione. Attacchiamo, alle tre pomeridiane, per facili rocce. Facciamo poi una breve traversata e ci innalziamo per una fessura molto difficile (4°- 3 chiodi già infissi); poi l'arrampicata, esposta ma facile (3°), ci porta in breve in Vetta (16.05)."; September 06th, 1968.
Campanile di Villaco (2.247m), by Southern Couloir: "Attacchiamo la via (che ha difficoltà massime di 3°) alle 8.30. Saliamo le facili rocce che portano alla forcella tra Ago e Campanile. Qui traversiamo verso Ovest. Superiamo il lungo canalone sopra questa e giungiamo ad una comoda cengia. Di qui, attraverso un camino stretto e un'ultima placca impegnativa, arriviamo ben presto sulla comodissima e larga Vetta (11.30). Scattate le foto di rito, scendiamo."; September 09th, 1968.
Torre della Madre dei Camosci (2.503m), by gully between Tower/Innominata: "16° Gruppo (STen. Garzotto). Avendo dovuto assentarsi un Istruttore, mi ordinano di guidare il suo Gruppo (16°) per le prossime ascensioni. Oggi dobbiamo salire questa facile Vetta. Alle 9.00 iniziamo a risalire il canalone fra Torre e Innominata, cercando spesso le difficoltà per divertirci. Alle 11.00 siamo già in Vetta. Il panorama merita di essere osservato a lungo. Poi, lentamente, iniziamo la discesa..."; September 10th.
Innominata (2.463m), through Riofreddo Collar-South Wall of Cima di Riofreddo traverse-"Cengia degli Dei" and a couloir in final part, in a day of dense fog with occasional cloudy. Same way downhill: " 16° Gruppo. E' una salita facile. Saliamo alla Forcella di Riofreddo percorrendo il Sentiero Cavalieri. Traversiamo poi tutta la Parete Sud della Cima di Riofreddo lungo la "Cengia degli Dei". Risaliamo il canalone fra Innominata e Riofreddo, superiamo la placca (facile, anche se un pò esposta) che ci divide dalla Vetta e l'ascensione ha termine. La nebbia é fitta, ma il sole ogni tanto fa capolino tra le nubi. Scendiamo per la stessa via seguita in salita."; September 11th, 1968.
Jôf Fuàrt (2.666m), by Standard Via accompanying the Major Cismondi of the troops Alpine, on a day that quickly changes from time very nice to another with very strong wind and clouds: "Magg.re Cismondi, STen. Garzotto. Il Maggiore Cismondi mi incarica di accompagnarlo per questa elementare ascensione. Partiamo alle 8.30. Alle 10.30, nonostante le frequenti fermate, siamo sulla Vetta. Il tempo, bellissimo alla partenza, si é via via guastato ed ora il cielo é coperto di nubi. Il vento é fortissimo e fa anche freddo. Scriviamo i nostri nomi sul Registro di Vetta, poi scendiamo in fretta. Alle 12.00 siamo al rifugio."; September 13th, 1968.
Jôf Fuàrt, Celso Gilberti Refuge & Monte Canino also Kanin Group
A little 1969 from "Mountain Album 1964-69" by Gianni Junod
"On Cima Grande di Lavaredo Southern Face"
When Ilario has returned from military service (October 1968) is party Gianni (June 1969). Ilario had done the course A.U.C. Aosta, at the Barracks Cesare Battisti, before being subsequently transferred to various locations of Trentino Alto Adige and Friuli Venezia Giulia, on the border with Austria and Slovenia, which in those days was still Yugoslavia state. Gianni instead turning to the barracks after a phase of the Sports Center of La Thuile, always for the Alpine Corps, had departed, having invariably as expected climbed the Testa of the Rutor, the crossing of the Alps along with the First Platoon Athletes Courmayeur and the II° Platoon Explorers of La Thuile, this last country where Hilary, son of the coal Miner, was born. A tragedy for them would be there recently united. And everyone, including myself, we had started the talk with the mountain in 1964; all to Becca di Nona with Gianni, without knowing, two days before us: September 1th. For almost three years we had not known and this happened with our first trips with the Section of Aosta C.A.I., when first he had known Ilario June 25th with a climb to the Ridge Northwest of the Klein Matterhorn and subsequently signed with the ascension Tour Ronde July 2th, while Ilario climbed the North Face of the same. Then the military events had dismissed us and my ascents had occurred or with one or the other. Fate would have gathered September 29th, 1969 when they fell along with the Aiguille Jean Joseph Croux, Via Ottoz. On the day that the Shelter Monzino closed the season; the last day of license which Gianni could enjoy. him there is a diary but two photo Albums that have given me the opportunity to follow his speech with the Mountain. He started in the Dolomites with the Cima Grande di Lavaredo and, crossing the Alps, passing from Monte Cristallo, Cima Marmolada, Monte Ortles, Pizzo Badile and had returned in a long journey towards
"his Valley" going to last the Mont Blanc and Les Grandes Jorasses (Whymper and Walker Summits) then return new to the Dolomites in another Military Campaign that led him to the Sella Towers, the Cinque Dita (Five Fingers) and the Gran Cyr. They are his last climb, because there would never be returned.
Why in the Life the routes travels away and then closer together, maybe forever. But an old photo and a report can make you take a journey back in time.
"Grande of Lavaredo Summit"
by self-timer
Quando é tornato Ilario dal Servizio militare (Ottobre 1968) é partito Gianni (Giugno del 1969). Ilario aveva fatto il Corso A.U.C. ad Aosta, presso la Caserma Cesare Battisti, prima di essere successivamente trasferito in varie sedi del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia, ai confini con Austria e Slovenia che a quei tempi era ancora la Jugoslavia. Gianni invece dopo una fase svolta alla Caserma del Centro Sportivo di La Thuile, sempre per il Corpo degli Alpini, era partito, dopo aver immancabilmente come da copione salito la Testa del Rutor, per la Traversata delle Alpi insieme al I° Plotone Atleti di Courmayeur ed al II° Plotone Esploratori di La Thuile, paese questo ultimo dove Ilario, figlio di Minatore del carbone, era nato. Un tragico destinato li avrebbe da lì a poco tempo accomunati. E tutti, io compreso, avevamo iniziato il discorso con la montagna nel 1964; tutti alla Becca di Nona con Gianni, senza conoscerci, due giorni prima di noi: il primo di Settembre. Per quasi tre anni non ci eravamo conosciuti e questo avveniva con le nostre prime gite con la Sezione di Aosta del C.A.I., quando lui dapprima aveva conosciuto Ilario il 25 di Giugno con un'ascensione alla Cresta Nordovest del Piccolo Cervino e successivamente il sottoscritto con una ascensione alla Tour Ronde il 2 di Luglio, mentre Ilario scalava la Parete Nord. Poi le vicende militari ci avevano allontanato e le mie ascensioni erano avvenute o con l'uno o con l'altro. Il Destino li avrebbe riuniti il 29 settembre 1969 quando caddero insieme all'Aiguille J.J. Croux, Via Ottoz. Nel giorno in cui il Rifugio Monzino chiudeva la stagione; nell'ultimo giorno di licenza del quale Gianni poteva usufruire. Di lui non esiste un diario ma due Albums fotografici che m'han dato la possibilità di seguire il suo discorso con la Montagna. Aveva iniziato in Dolomiti con la Cima Grande di Lavaredo e, attraversando le Alpi passando dal Cristallo, Marmolada, Ortles e Pizzo Badile era ritornato in un lungo viaggio verso la
"sua Valle" salendo per ultimi il Monte bianco e Les Grandes Jorasses (Whymper e Walker) per poi tornare nuovamente alle Dolomiti in un'altra Campagna Militare che lo portava alle varie Torri del Sella, alle Cinque Dita ed al Gran Cyr. Son le sue ultime salite, poiché lì non sarebbe mai più tornato.
Perché nella Vita i Viaggi allontanano e riavvicinano, magari per sempre. Ma una vecchia foto con relazione ti posson far fare un viaggio a ritroso nel Tempo.
"Monte Cristallo, Ortles and Gran Cyr"